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Orrido Natale

Orrido Natale

La vigilia di Natale è da sempre un momento molto atteso nella famiglia Rivolta. L’usanza era sempre la stessa: la sera del 24 dicembre i genitori, i due figli ormai grandi e l’anziana nonna, aspettavano davanti al camino del loro bellissimo chalet lo scoccare della mezzanotte per scambiarsi i ricchi regali.

Come ogni anno, anche quell’anno, la prima era la mamma, amante e dipendente dai massaggi. Nella loro residenza di città aveva uno stanzone interamente dedicato al benessere, dove riceveva tre volte alla settimana la sua massaggiatrice personale, per rilassarsi con oli naturali e fragranze diffuse. I due figli, che conoscevano la sua smisurata passione, si alzarono dal divano e portarono vicino all’albero il Lettino elettrico Electra acquistato su Fisiostore.it. Sorrisi e abbracci furono accompagnati dal suono del tappo che saltava dalla bottiglia di champagne aperta dal padre al rintocco delle campane della chiesetta che stava al centro di quell’esclusivo villaggio di montagna.

Tre tocchi alla porta.
«Aspettiamo qualcuno?» Chiese il figlio minore avvicinandosi per aprire, nella fondata speranza che i genitori avessero organizzato qualche sorpresa.
Quando ripresero i sensi, tutti e cinque si ritrovarono legati a delle sedie disposte a semicerchio davanti al fuoco. I gomiti erano stretti ai braccioli, gli avambracci e le mani erano liberi di muoversi ma non potevano in nessun modo avvicinarsi ai nodi che li tenevano prigionieri.
«Cosa succede?» Chiese la mamma sotto shock, girando la testa verso il marito che cercava di dimenarsi dalla morsa delle corde. «Aiuto! Strillò uno dei ragazzi».

Mugugni e lamenti furono interrotti dallo schianto di uno bottiglia di vetro che s’infranse alle loro spalle sul pavimento della cucina. In un attimo, un agghiacciante silenzio soffocò ogni parola. Sentirono provenire da dietro di loro un rumore orribile, come se qualche strana e ingorda bestia stesse masticando con forza e avarizia del cibo, tanto cibo, senza fermarsi.

«Chi c’è di là?» Chiese il capofamiglia tremando come una foglia. Un rigurgito sancì la fine dell’abominevole banchetto.
Ad ogni passo i cinque malcapitati sbarravano sempre di più gli occhi. Finché non lo videro davanti a loro: era un uomo grasso, vestito da Babbo Natale. L’abito e la barba erano unti e sporchi, come le lunghe unghie che facevano sembrare le sue mani dei paffuti artigli affondati nella iuta del sacco dei doni. La sua pelle non aveva colore umano, era giallognola e maleodorante, sembrava che nel suo corpo scorresse la bile al posto del sangue.

Gli occhi spenti, segnati da una forte cataratta si illuminarono di colpo quando sul suo volto un terrificante sorriso mostrò i denti marci.
«Chi diavolo sei, cosa vuoi da noi?» Chiese il più grande.

La creatura scoppiò in una risata diabolica.
«Cosa voglio io?»
«Il punto è cosa volete voi, piccolo scarafaggio!»
Tutta la famiglia era pietrificata, non potevano credere a quello che stava succedendo. Erano in balia di uno sconosciuto psicopatico. «Sei un mostro! Urlò la mamma».
«Io sarei il mostro? E voi cosa siete?» Rispose
«Voi che avete tutto e non fate altro che continuare a regalarvi costosi oggetti da mettere sul mucchio!» Continuò sbavando.
«Qui nella vostra casetta di legno al caldo, sperando che il marito regali un grosso gioiello per farsi perdonare tutte le volte che ha sbirciato sotto la gonna delle sue amichette. Sperando che grazie a quella bella spider impacchettata qua fuori, vostro figlio smetta di spendere soldi in cocaina e bottiglie in discoteca e che magari riprenda ad andare a scuola. Sperando che tutto finisca in fretta, così ognuno potrà andare a farsi i fatti suoi fino a domani mattina, quando tre poveracci dalla pelle colorita entreranno in casa all’alba per cucinarvi il vostro schifoso pranzo di Natale.

«Lasciaci andare, ti darò tutto quello che vuoi!» Strillò il padre disperato tra le lacrime e il muco che gli scendeva dal naso. L’inquietante figura avvicinò il volto al suo. Emanava un odore orrendo e aspro, il suo fiato puzzava di decomposizione.

«No grand’uomo, io ho già tutto quello che voglio. Sono qui per darvi quello che volte voi, quello che avete chiesto nell’intimo della vostra ipocrita anima».
Aprì il sacco ridendo.

«La vostra vita è inutile e lo sapete, per questo spendete i vostri soldi per doni grigi, che domani dimenticherete. Vomitate sulla vostra fortuna e la bruciate. Per questo io adesso vi aiuterò». Estrasse dal pacco cinque piccoli pacchetti rossi, abbracciati da altrettanti fiocchi d’argento. Per ultimo tirò fuori una piccola tanica e incominciò a inzuppare di benzina le sue vittime fischiettando: loro urlavano e imploravano. Nulla sembrava toccarlo. Mise in mano ad ognuno un regalo.

«Siccome è natale e io sono Babbo Natale, voglio essere buono: adesso vado di là a prendere i fiammiferi per fare un bel barbecue. Quando torno, chi di voi avrà ancora in mano il pacchetto sarà salvo, gli altri che lo avranno buttato diventeranno salamelle».

Un’altra risata accompagnata da colpi di tosse catarrosa.
«Non siete contenti? Per anni vi siete regalati cianfrusaglie e adesso finalmente potete regalare la vita a uno di voi. Chi sarà il fortunato, il piccolo tossico? O la vecchina decrepita?»
Si allontanò continuando a ridere per andare a rovistare rumorosamente tra i cassetti della cucina.

La famiglia era nel panico totale e tutti stringevano forte in mano il loro salvifico dono.
Quando l’uomo tornò in dietro non trovò nessun pacchetto per terra. «Siete veramente disgustosi!» Disse schifato.

«Brucerete tutti».
Prendendo posto davanti a loro, accese un fiammifero, grida e preghiere riempirono l’aria.
Ma con un soffio fetido spense la fiammella.
Il mostruoso uomo questa volta rise a crepapelle.
«Piaciuto il regalo?» Chiese quasi soffocando per il divertimento. «Spero proprio che abbiate apprezzato la lezione, brutti esseri ignobili. Mi raccomando, fate i bravi e comportatevi bene, ci vediamo l’anno prossimo…»
Concluse così il suo sadico gioco.
Tutta la famiglia Rivolta era completamente ghiacciata e umida dei liquidi corporei provocati dallo spavento. All’interno dello Chalet rimasero solo gemiti e acuti lamenti mentre l’insolito Babbo Natale usciva dalla porta canticchiando una canzoncina incomprensibile. Con i piedi nella neve e la brezza invernale che smuoveva la sudicia barba sintetica, l’uomo alzò lo sguardo verso l’orologio del campanile.
«Adoro il Natale».

Buone Feste a Tutti.
di Luca Rapetti
| 26-12-2016
  • Natale
  • racconto